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Deforestazione e Forestazione. L’abbattimento degli alberi di via Torino

L’abbattimento dei 36 bagolari di via Torino ha destato, come è comprensibile, disappunto e sconcerto: non è la prima volta che si interviene con sistematicità e drasticità rispetto a filari di alberi.

Occorre affrontare razionalmente la questione: al di là della specificità dei casi e delle evidenze di necessità, è lecito e giusto esprimere legittime critiche alla gestione manutentiva, collegandole ad una visione più generale della politica per il verde in città.

Nel caso di via Torino: gli alberi potevano essere risparmiati? La risposta, a nostro parere, è sì perché il marciapiede, che si era rialzato in più punti sul fianco adiacente i bagolari posti a margine della strada causa l’estensione delle loro radici, avrebbe potuto essere ampliato sul lato opposto di oltre due metri, asfaltando un cordolo di prato utilizzabile: questa soluzione sarebbe stata in grado di compensare lo spazio di terra non più calpestabile, sotto il quale avrebbe potuto vivere senza fare danni l’apparato radicale degli alberi abbattuti.

E’ stata adottata la soluzione meno costosa? In termini strettamente economici potremmo dire di sì, ma è certamente quella meno vantaggiosa per la collettività a livello di ombratura ed assorbimento della CO2.

Il progetto di riassetto del marciapiede e delle alberature, approvato anche dal Consiglio del Quartiere Savena, prevede la piantumazione di un filare di 40 olmi giapponesi, più propriamente zelkova, esemplari non autoctoni che ci risultano scarsamente resistenti alla siccità e per questo soggetti a rallentamenti nella crescita: quindi alberelli gracili che i tecnici comunali però etichettano come idonei all’assorbimento degli inquinanti. Ma quanti anni ci vorranno perché le nuove alberature assolvano la preziosa funzione esercitata dai grandi bagolari?

In questi anni la sensibilità al tema del verde è notevolmente cresciuta nella cittadinanza che fatica a riconoscere i segni evidenti di quel processo di forestazione della città, più volte sbandierato dagli amministratori, a fronte di diversi segnali contradditori e inadeguati sul versante della tutela e della crescita di questo patrimonio.

La realtà ci porta ancora diversi esempi di microdeforestazione programmata, frutto anche di una manutenzione al risparmio che non porta ad allungare la vita degli alberi e che non va sempre per le sottili quando si tratta di discriminare nel caso di filari stradali gli esemplari salvabili da quelli da abbattere, come nel caso dimostrato di via Bentivogli.

Vengono stanziati fondi, si redigono piani ambiziosi in cui si dichiara giustamente di puntare alto ma la forestazione viene messa in pratica ancora in termini soprattutto sostitutivi, enfatizzando la quantità più elevata di nuovi esemplari, anche se poi questi non sono in grado di assolvere in poco tempo la funzione dei grandi e vecchi alberi.

Forestare deve comportare un impegno per aumentare notevolmente la superficie verde nella città, salvaguardando al contempo le aree a vegetazione spontanea (vedi Prati di Caprara), deve portare alla formazione di una fascia boscata prevista da decenni attorno all’asse tangenziale – autostrada, in un’ottica di compensazione reale dell’incidenza negativa legata al passaggio di grandi flussi di traffico, rifiutando la logica dello scambio tra potenziamento dell’arteria e crescita del verde, peraltro prospettata in termini fittizi da Società Autostrade.

Forestare significa far sì che i diversi distretti abitativi, come il Lazzaretto e Trilogia Navile, abbiano a disposizione, anche grazie ad interventi di salvaguardia dell’esistente, dotazioni autosufficienti di verde nel quale incontrarsi, giocare, fare attività sportiva; significa preservare il patrimonio delle aree ex militari, riconvertendolo ad un uso pubblico e senza soffocarlo con nuove sproporzionate costruzioni.

La città verde dei prossimi anni deve scaturire, oltrechè dall’affinamento degli interventi manutentivi, da progetti di trasformazione urbanistica coerentemente green, abbandonando anche previsioni edificative; di più, in continuità con una tradizione di volontariato di lunga data, il patrimonio pubblico potrà e dovrà contare, anche attraverso lo strumento dei patti di collaborazione, sulla partecipazione dei cittadini: una risorsa da rinnovare in rapporto ad un’amministrazione nettamente impegnata verso obiettivi di qualità per la salute e per il clima.

23.1.2021

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